È un’anticipazione colturale che pesa sul conto economico finale del mais, ma dal corretto piano di concimazione, oltre che dall’acqua, dipende gran parte del successo produttivo della coltura del mais (meteo permettendo).
A tal proposito va ricordato prima di tutto (e purtroppo alcuni lo dimenticano) quanto azoto, fosforo e potassio asporta un mais che produce 130 quintali di granella secca. Ecco i dati in media:
- Azoto: 290 unità
- Fosforo: 130 unità
- Potassio: 280 unità
Già da questa premessa si capisce che al mais “si deve dar da mangiare”, altrimenti la coltura non produce come potrebbe. Qual è dunque un corretto piano di concimazione? Sarebbe bene disporre di analisi del terreno (da rifare almeno ogni cinque anni) per stabilire con massima precisione come operare, tuttavia ecco alcune indicazioni di massima.
Fase di pre-semina
In pre-semina va dato almeno il 30% dell’azoto totale, insieme a 80 unità/ha di fosforo e a tutto il potassio. Per questo nutriente va tenuto presente che con residui colturali lasciati sul terreno, i 4/5 del potassio asportato ritorna in campo, quindi la dose da distribuire ex novo risulta minima, sempre che il terreno non manifesti palesi carenze di questo elemento.
Semina
Alla semina fondamentale è l’apporto di fosforo localizzato, che ha un indispensabile effetto starter sulla buona partenza della radichetta. Se si usa il canale di localizzazione del microgranulatore, la dose di fertilizzante fosfatico è attorno a 30-40 kg/ha.
Due interventi azotati in copertura
Le 190 unità di azoto a ettaro che rimangono da distribuire in copertura è bene frazionarle in due momenti, per evitare dispersioni e soprattutto per accompagnare in maniera graduale lo sviluppo della coltura. La prima distribuzione va fatta entro la levata, cioè quando la pianta è alle tre foglie, e la seconda dopo 30-35 giorni.
Se in pre- semina si utilizzano forme di azoto a cessione controllata, si può risparmiare qualche unità nelle concimazioni di copertura.